La calma del benessere, delle invenzioni. Gli aspetti tridimensionali degli oggetti concreti e umani, per una ricerca nel pensiero individuale. Il periodo delle diciotto lettere contenute, raggiunge d’agosto 2005 a marzo 2007. E' disponibile nei formati libro, e-book e audiolibro nelle lingue italiano, inglese, francese e spagnolo.
La vera gioia che il nostro tempo restituisce tramite le esperienze, cosa lo ha già creato secondo delle spiegazioni sugli avvenimenti, e le loro soluzioni. Il periodo delle sedici lettere contenute, raggiunge d’aprile 2007 a ottobre 2008. E' disponibile nei formati libro, e-book e audiolibro nelle lingue italiano, inglese, francese e spagnolo.
Rappresentazioni in forma filosofica o matematica per riuscire a trovare la giusta quantità di moto, il divenire delle proprie esperienze, dei propri sogni nelle loro realtà senza problemi di base. Il periodo delle ventuno lettere contenute, raggiunge da dicembre 2008 a luglio 2010. E' disponibile nei formati libro, e-book e audiolibro nelle lingue italiano, inglese, francese.
Racconti su un passato non molto lontano che potrebbe identificarsi nella realtà odierna, il presente non recensito giornalisticamente. Serve auto dichiarare sé stessi e il mondo secondo le proprie esperienze, il periodo delle lettere raggiunge d’agosto 2010 a maggio 2013. E' disponibile nei formati libro, e-book e audiolibro nelle lingue italiano, inglese, francese e spagnolo.
• Gente di Calabria
Su di te dorme il giorno del sorriso;
stenta il sole della marina e le selve
tengono il tramonto sulle montagne
che guardano i versanti ai mari;
si raccontano i castagni ai pini
e nell’aria riecheggia la scure
dalla boscaglia che gli antichi fece
grandi armatori e servi dei romani.
Lassù svetta il pino silano
e l’aria gela sulla pelle mentre
dagli aghi gocciola la brina
come il pianto delle donne
sulle ali migratorie dei loro figli.
Non ricordi? Il latte appena munto
sul fornello? la nonnina sfarinare
il chicco del caffè col vecchio macinino
a manovella stretto al petto?
quegli aromi del mattino
sparsi nel tempo senza fine?
Nell'antica terra di Calabria,
tra gli ulivi silenziosi, è muta
a voce degli avi e dei parenti;
ridotta la conta d’ogni giorno,
singhiozzano tra le frasche
di una nuova potatura.
Cresce invece l’opera incompiuta
ai piani alti ove credeva il genitore
d’ascoltare un dì le voci festanti
dei nipoti ormai stranieri.
E’ lì, negli occhi vuoti dei palazzi,
sul Piede, che lacrima da tempo
il figlio di un’Italia dimenticata;
è lì che, ingiallita, sventola
la bandiera bianca di una nazione
e il gelo della tramontana disperde
il pianto amaro solo degli sconfitti.
• Uccelli senz’ali
Più in alto
tendiamo portare ogni muto
desiderio perché s’avveri; ma
alle apparenze in coda il male
l’anima accora e la paura
accresce la certezza dell’essere
deboli: la luce si fa terrore
e tenebra la penombra
dimentichi che la terra è madre,
il cielo è madre, madre
il mare e non una d’esse,
anche ad una creatura sola,
giammai negò il suo seno.
Fiumane interminabili
si tengono per mano
e il mondo si rinfranca;
immacolati i cuori,
fratelli nel bene,
s’aprono ai pascoli celesti
e semi e piante ed esseri
viventi uniti cantano
la gioia d’esistere; tracimano
argini, nell’aria esplode
d’Iddio la voce; anche tu ne godi
e finanche il pianto si fa gioia.
Noi incoraggiati e liberi
così in alto reggiamo i fianchi.
• Identità tradita
L’utopia dei cancelli
aperti alla fatica
ha snaturato lo spirito
della mia gente;
tradita l’inclinazione
dei figli ereditata nel tempo.
Alla terra erano legati
anche gli altri mestieri
fino al pane ch’è vanto
di una città sbiadita
e ormai senza nome.
La vecchia dimora,
la grotta è profanata
soltanto dal viaggiatore
che accresce la cifra
per chi è vanto la conta:
non vi è ristoro per quanti,
né per i figli di questi,
nello speco videro la luce.
Sordi alla voce degli avi,
sedotti dal pelo del bue,
illusi che un divano potesse
fare spuntare la spiga
da sacrificare ogni giorno
per tutte le bocche riunite
intorno a un sol piatto,
invano tendiamo l’orecchio
per sentire rumori di macina
da tempo da noi rifiutata
Desertificato è l’agro,
abbattuti pastifici e mulini;
ora anche i cancelli al domani
per lucro lentamente van chiusi.
Come abbiamo potuto
seppellire nel sangue
un seno di madre
e l’orgoglio di avere
il legame ai suoi campi!?
Senza orizzonti, sulle ceneri
e nel rimpianto di ieri e di oggi,
in silenzio, con i fratelli insieme,
senza più lacrime né lucciole
nelle notti stellate, ci manca
finanche il conforto del pianto.
• Più di te stesso
(La vedova di Serepta)
Se spesso manca la forza
per risollevarmi, sempre Iddio
mi effonde quella per elevarti
dopo la caduta: ritorno
come fa la punta del ramo,
poi abbandonata, tirata
dalla mano di un bambino.
L'albero così si è fatto scudo
del gioco della vita; ed ora è prova
d'essersi piegato senza spezzarsi.
Il poco divenne quanto
bastò per saziare insieme
con l'ospite la madre e il figlio:
per lei non era il tanto;
ma la schiacciata di pane
ebbe a durare il tempo
perché solo d'amore
si consumasse.
• Stella del mattino
È morto alle tre.
Il sogno stellato
che nacque quel giorno
di un dicembre sereno
visse l’inverno
e stagioni più belle.
Tracciò la sua orma
con l’aratro del tempo;
solcò il suo corpo
con segni ben duri;
alla fonte imbrunita
chiama dolori
e gioia serale al tramonto.
Un bambino per mano
attaccati e un nonno,
un salice attento
un ombrello pietoso
apre con slancio
su quel sogno distrutto.
L’aurora nel cielo
dell’eterno domani
porterà a chi piange
la stella di ieri
più viva di prima
e il fiume che scorre
dagli occhi impietriti
dormirà nel suo letto
perché il dolore si culli
e ti addormenti sereno
nella certezza con Dio.
• Vecchie conoscenze
Come ombre e incorniciate a lutto
tornate nei ricordi
ora che il passato irrompe
nel mio vivere a ridosso
dell’incertezza e nell'affanno;
e l’anima, che anela una tregua,
anche la resa purché cessi,
invano tenta di trovare
una meta e una via di scampo.
S’attenua il dolore e l’affanno;
m’inonda il palmo il calore
della stretta di mano al tuo saluto
dell’ultimo impegno che ho mancato.
Memori soltanto d’una voce
e d’un arrivederci che non c’è stato,
vittime dell’età dell’ambizione
e reclusi nelle stanze del successo
da tempo abbiamo smesso di cercarci.
Quale dio ha voluto fuori delle mura
l’albero della conoscenza
del bene e del male
e tra di esse quello della vita?
A riva ho voluto che fossi
dall'altra parte del mare
per non credere le tue orbite
ormai scavate; ho sperato,
magari un giorno, pure
d’incrociarti tra la gente.
Ma l’età ci spinge nel nostro eden
mentre è fuori che l’anima respira
proprio tra coloro
che leggeranno i nostri nomi
prima tra gli annunci
e poi sul marmo all'ombra
(forse) d’un cipresso;
viviamo solo per gli affetti;
per gli altri e per noi stessi
siamo da tempo tutti morti:
l’ardore si è spento
nella malinconia di esistere.
• L’elisir della vita
Chissà quale percorso ha fatto!
Improvvisamente, all'occhio
che l’osserva,
si affaccia il lombrico all'amo
di una canna che, ragazzo,
sacrificavo per la pesca
di un cave done nel lago.
In una stanza in penombra
esploratori in camice gelano ogni speranza;
meglio abbandonarsi alle loro cure
che negarsi a loro: negli scontri,
i titani si battono tra di loro,
vivono e muoiono come ogni altra specie
e a nessuno sfuggire è dato.
Non avere animosità, figlio mio,
giacché ciò che devi sapere
più importante è del dire o fare
e soltanto nella pace
ogni cosa trova la sua ragione
mentre l’esistenza apprende
che il male sarà sconfitto
sia da una strenua lotta
sia se ti abbandonerai ad esso.
Tu avrai nell'ardimentoso vivere
il sapore dolce montato da mani d’angelo
ed in fine il sorriso di un Dio in attesa
s’è giunta l’ora della tua sconfitta:
dall'aldilà, Irena cerca ancora
genitori e parenti
di chi sottrasse al male
e da chi proprio da lei furono battuti;
con le borse piene, mio caro,
rendiconta l’opera e quanto,
in cambio dell’odio,
offrì al Dio di tutti.
Classico, c’è un mondo di persone che non capirà oggi, l’argomento resta chiuso, il mondo pulsa o il tuo palpito, i tuoi battiti. Il retro progresso… e tu cosa vorresti fare? Oggi tu le persone non le capirai. Il resto della realtà… sai diventa difficile, bisogna sempre fare un discorso.