La calma del benessere, delle invenzioni. Gli aspetti tridimensionali degli oggetti concreti e umani, per una ricerca nel pensiero individuale. Il periodo delle diciotto lettere contenute, raggiunge d’agosto 2005 a marzo 2007. E' disponibile nei formati libro, e-book e audiolibro nelle lingue italiano, inglese, francese e spagnolo.
La vera gioia che il nostro tempo restituisce tramite le esperienze, cosa lo ha già creato secondo delle spiegazioni sugli avvenimenti, e le loro soluzioni. Il periodo delle sedici lettere contenute, raggiunge d’aprile 2007 a ottobre 2008. E' disponibile nei formati libro, e-book e audiolibro nelle lingue italiano, inglese, francese e spagnolo.
Rappresentazioni in forma filosofica o matematica per riuscire a trovare la giusta quantità di moto, il divenire delle proprie esperienze, dei propri sogni nelle loro realtà senza problemi di base. Il periodo delle ventuno lettere contenute, raggiunge da dicembre 2008 a luglio 2010. E' disponibile nei formati libro, e-book e audiolibro nelle lingue italiano, inglese, francese.
Racconti su un passato non molto lontano che potrebbe identificarsi nella realtà odierna, il presente non recensito giornalisticamente. Serve auto dichiarare sé stessi e il mondo secondo le proprie esperienze, il periodo delle lettere raggiunge d’agosto 2010 a maggio 2013. E' disponibile nei formati libro, e-book e audiolibro nelle lingue italiano, inglese, francese e spagnolo.
• La festuca nel becco della gazza
Quante volte ti ho visto
beccare sulle carogne e,
nel terriccio dei cactus
sul terrazzo, al mattino
l’osso da te spolpato!
Sdegnato dal profondo,
l’animo mio ti associa
a quel resto adombrando
l’eleganza che ostenti
nei colori lucenti con cui
vesti il tuo piumaggio.
Eppure quest’oggi in volo
la pagliuca stretta dal tuo becco
il mio sguardo cattura
e l’occhio induce a seguirti
fino al ramo più pingue ove
anche la tua penna bianca
scompare nell'agoraio.
Oh madre perfetta, oh natura,
tu hai dato a chi una penna
a chi la pelle perché tra loro
e dall'altro genere ognuno
fosse diverso; con l’uomo
- l’eletto tra gli esseri viventi -
tu fosti generosa e in lui ponesti
ogni grandezza senza limiti
tal ché non vi è cosa o alcuno
che anche soltanto una
ne possa misurare; agli altri
un piede non è concesso,
ma solo zampe per la terra
o ali per il cielo;
però maestra fosti di tutti
per come costruire la casa
affinché ogni specie si perpetrasse
fino all'ultimo giorno del creato.
Perché senza perfezione
è la mano se per prima
per ogni altro diverso fine
la sua opera è compiuta?
Se nido o tana
di calore sono sempre pregni
senza distinzioni; dimmi
perché tra le loro mura,
prive dell’opera di chi le abita,
manca anche quello che unisce
ieri all'oggi e al domani
e il padre al figlio e alla madre
così come al ramo il nido la gazza
e la tana alla terra
che protegge e nasconde
i cuccioli della volpe
dalle mire dei cacciatori?
Oh natura, agli esseri viventi
l’istinto dona ogni perizia
perché nel tempo la specie
non abbia fine e tu la materia prima
perché si adempia, mentre
dal cuore dell’uomo rimuovi,
ciò che nel sangue è scritto?
Quale certezza è data ai posteri
se pure la legge tua del fare
solo per lui non vale?
Stamani ho seguito il fuscello
teso nel becco della gazza
ed ora seguo l’immagine
del ricordo delle madri
che vissero la giovinezza
a metà secolo passato
intende nel giardino
e a stillare dal sudore
il ricamo sul lenzuolo
per la bimba che il suo cuore
un giorno, ma già d’allora,
vedeva vestita di bianco, sposa.
Una triste ilarità si affaccia
a rimembrare l’uso scorretto
della madre lingua con cui
entrambi i genitori memori
dei rudimenti appresi
traducevano il parlato
in un lontano approssimato
quando in elenco e numeri
annotavano su carta
e alla stima di parenti e amici
il pregio e il quanto del sudore
che l’amore portava in dote.
Ora tutto stride senza ragione
più del cardine alla porta
che ormai nessuno cura;
smarrito dall'incendio repentino,
dalle ceneri del tempo del passato
cerco testimonianze per credere
o illudermi di vedere l’arbusto
stretto dalla mano d’un bambino
che si arrampica sul pino
per riparare il nido della gazza
danneggiato dal sasso
lanciato dall'altra mano.
Quale demone si dovrà scacciare
se di normale è rimasto alla gota
solo la lacrima che scende
e la condanna pende sul capo
giacché sull'ara l’intendo d’ognuno
è di porre il proprio sacrificio?
E’ la sua stoltezza
che rinchiude l’Iddio degli uomini
nei cibori sacri
aperti per orazioni e suppliche
di chi solo per sé Lo invoca;
in quale deserto io dovrò recarmi
per dare un lume alla mia ragione
e ritrovare la voce del Dio di tutti?
• Io ti ho cercato
Certo che ti ho cercato;
anche correndo a perdifiato;
io ti ho cercato nel balbettio
di un anziano senza un futuro
e con le gengive senza denti;
nel bambino nato, nel torto,
- per lui senza una ragione -
col mondo che si chiude
alle sue spalle perché
non deve voltarsi indietro
senza sbatterci il muso contro;
nell'ammalato a cui lo sforzo
è dato nelle parole da ascoltare
e non nella consapevolezza della fine
e di guardare negli occhi
del ruffiano della morte
che gli dovrà preannunciare il tempo
o che la fine poi
non fa tanto male;
tra la folla accalcata ai semafori;
e bruciati dalle lampade;
nei raduni di chiese sconsacrate
ove pupe di maniera
s’alzano da terra come le gonne
e s’avvicinano al cielo
ove l’occhio scruta per quel dio
che cerca un’emozione per il risveglio;
tra i tavoli da gioco
e tra chi poi fuori
piangeva per l’alto tradimento.
Io ti ho trovato
in un tramonto estivo.
Il sole rosso appoggiato
sulle barriere di protezione
d’una via a fondovalle:
finalmente potevo guardarti
senza essere accecato;
eri lì, tra il verde della collina,
il celeste, il rosso,
il bianco della luna
e il grigio brillante dell’asfalto;
eri da solo
inchiodato sulla croce
con tante altre nude
e col nome di ciascuno;
anche la mia; da allora
è in attesa; la mente
invece non si dà pace
giacché non sa perché
ancora non basta
questo mio dolore
a farti compagnia.
Il bambino invece
di più si duole
poiché per cercarti
ha rinunciato al gioco:
gli altri non erano con noi
e, pur se ora sanno
dalle mie parole,
non ti crederanno.
• Monito
Nella carne entra questo dolore
senza sapere che cosa vuole;
s’incunea dalla pelle alle ossa
e scava, scava; scava. Cerca l’oltre.
Oltre che cosa?
Le mani pongo lì dove mi duole;
non vedo sangue, né con esso
s’in umida la mano; eppure soffro;
soffro. Soffro per un malato
che la notte agogna, l’ultima,
poiché un atroce dolore
di giorno a lui sfuma la carne
e, sul fusto marcio, gela la pelle
in giovinezza lucente e bella,
rigogliosa e forte, ora bianca
e pallida, d’apparenza diafana
mostra ad una ad una l’ossa;
mentre il viso implora il sonno
e di pietà gli occhi rivolge a Dio.
Sul cuore torrentizie sono
le lacrime sue e della donna
che alle grida trema e prova,
a somiglianza, lame sottili
tagliuzzare la carne; lei,
che tanto amò quell'uomo
con gli occhi lucenti e vivi,
dei suoi affanni parla
invece con voce mesta: essi,
impressi, hanno il pianto
che, nelle tenebre, silenziosa versa
così pregando la carità divina
affinché a lui regga la forza
se a nuovo albeggiare il cielo
senza pietà sulle sue membra torna.
Ahi voi, che lo sguardo portate
baccante al mare; che ad uso
e d’uopo delle vostre membra,
imperituro il corpo, piegate al vizio,
volgete lo sguardo sulla mia faccia:
non io sull'altare sono l’agnello;
ma un uomo stanco
e al fatale destino arreso;
o solo un corpo esangue
di cui stolti perdeste il riso
ed ora ingrati ignorate il pianto.
Classico, c’è un mondo di persone che non capirà oggi, l’argomento resta chiuso, il mondo pulsa o il tuo palpito, i tuoi battiti. Il retro progresso… e tu cosa vorresti fare? Oggi tu le persone non le capirai. Il resto della realtà… sai diventa difficile, bisogna sempre fare un discorso.